Dal primo gennaio 2014 è in vigore una miniriforma dell’imposta di registro che ha modificato alcune aliquote d’imposta per i trasferimenti immobiliari, ma che soprattutto ha aggravato una palese iniquità del sistema impositivo che tratta in maniera illogicamente difforme chi compra da un privato e chi compra da un costruttore.
Un sistema fiscale che tratta in modo difforme fattispecie identiche consentendo differenze di imposta vicine al 700% non può essere considerato equo e ragionevole.
Oggi che il piano casa sembra essere una priorità nell’agenda del governo non si può non ricordare come un’imposizione basata su criteri così iniqui possa essere letale per un settore in crisi come quello delle costruzioni.
Perché mai, riscontrata l’abbondanza di offerta sul mercato, un operatore dovrebbe essere invogliato a investire in una nuova iniziativa di costruzione o recupero, quando un privato può mettere sul mercato un immobile di ugual valore ma con una fiscalità più conveniente?
Perché mai uno sviluppatore straniero dovrebbe scegliere l’Italia quando altri Paesi hanno una fiscalità più equa e ragionevole?
Certo non è questa l’unica illogicità del fisco nel settore immobiliare, ma certo è che l’occasione per porvi rimedio è stata persa con l “ultima riforma. n piano casa del governo Renzi potrebbe essere l’occasione per ripristinare un po’di logica.
Non certo abbandonando l’ottima intuizione della determinazione catastale della base imponibile per le vendite tra privati, ma modificando le aliquote in modo da ripristinare una sostanziale equità del sistema.