Sostenere la necessità di una fiscalità graduale a seconda delle caratteristiche dimensionali delle imprese, adoperarsi per scongiurare l’aumento dell’Iva e delle accise che rischia di bloccare la competitività, risolvere l’annosa questione dei ritardi dei pagamenti tra privati e Pa e semplificazione degli adempimenti burocratici. Sono queste le richieste principali per il prossimo Governo esposte oggi da Confapi, la Confederazione delle Piccole e Medie Imprese Italiane che raccoglie oltre 83.000 imprese con più di 800mila addetti, nel corso dell’audizione sulla manovra presso le Commissioni speciali riunite per l’esame del Documento di economia e finanza 2018.
Confapi, rappresentata dal vicepresidente Francesco Napoli, ha ricordato che “Italia il cuneo fiscale è 10 punti oltre la media europea e il tax burden totale di quasi 25 punti superiore. È evidente che questo divario, oltre ad ingessare la nostra economia, ci penalizza in termini di competitività. In Italia soffriamo di un’imposizione fiscale pari al 65%, mentre in Germania è al 48,8% e in Gran Bretagna al 33,7%”.
Confapi si è detta “favorevole ad azioni anche drastiche che interrompano la proliferazione dei contratti, quelli sottoscritti tra organizzazioni, sia datoriali sia sindacali, che ben poco o nulla rappresentano. La semplificazione del numero dei Ccnl – ha sottolineato il vicepresidente – non deve però portare all’omologazione della rappresentanza. Le esigenze della grande industria non sono quelle della piccola e media, che ha una sua specificità che deve essere mantenuta e che rappresenta un virtuoso e produttivo patrimonio nazionale da tutelare”.
Capitolo a parte va fatto per il Sud dove il credito d’imposta per investimenti nel Mezzogiorno è soggetto a tassazione. “Poiché la Legge di bilancio 2018 prevede la non tassabilità degli incentivi da ultimo introdotti – ha detto Napoli – sarebbe opportuno intervenire per rendere altrettanto non tassabile tale incentivo. Ciò avrebbe l’effetto di conferirgli una maggiore fruibilità considerato anche il delicato e peculiare contesto in cui le imprese del Sud Italia operano”.
“Ci auguriamo – ha concluso Napoli – che le proposte formulate possano contribuire ad una discussione che, anche a livello politico e normativo, tenga conto che le piccole e medie industrie, che rappresentano il 95% delle imprese attive in Italia, sono l’asse portante dell’economia e del sistema produttivo e industriale di questo nostro Paese. È indispensabile per le aziende, per gli imprenditori, per i lavoratori e per gli investitori contare su poche regole certe e chiare che non vengano stravolte di volta in volta su misure che ne favoriscano sviluppo, crescita e internazionalizzazione”.